martedì 24 dicembre 2013

La Tempesta di Natale

In queste ore che precedono il 25, in tivvù si sente parlare della tanto temuta "Tempesta di Natale" che dovrebbe colpirci proprio nella due giorni di festa.
Allarmismi infondati o meno, mi domando... e se la tempesta, oltre al suo carico di pioggia, tuoni, fulmini e vento, portasse anche qualcos'altro con sé?
Così mi è venuto in mente questa cosa, scritta in preda ad un delirio di scrittura, che non ha portato a niente di concreto ma che condivido volentieri con voi... una scusa per farvi gli auguri!
BUON NATALE!


La tempesta di Natale arrivò esattamente alle 23.59 del 24 dicembre. Nacque a largo della costa, come un cumulo di nembi oltraggiosamente cupi che vorticando insensatamente, dettero vita ad un gigantesco anticiclone che nel giro di pochi minuti si abbatté con furia disumana sulla città. 
La grandine tempestò i tetti e le macchine, la pioggia inondò la strade, il vento sradicò gli alberi e strappò tutto ciò che era instabile. Assieme a questo tumulto distruttivo, a questo caos immane, la tempesta portò con sé anche qualcos'altro. Erano le 13.35 e  Luca era da poco tornato a casa dopo aver festeggiato la vigilia di natale a casa della sua ragazza e i suoi genitori. 
Bagnato fradicio come un gattino si era fiondato sotto la doccia, riscaldando le ossa infreddolite sotto un bel getto di acqua bollente. 
Mentre stava dirigendosi in camera, augurando via sms la buonanotte alla sua ragazza, qualcuno bussò alla porta di casa.

Due colpi secchi, decisi, che riecheggiarono inquietanti nel buio del corridoio. Luca rimase immobile, convinto di aver avuto un allucinazione uditiva. Fuori la notte era rischiarata dai fulmini e assordata dai rimbombi dei tuoni. 

Qualcuno bussò di nuovo.
Una sgradevole sensazione gli scivolò sotto pelle, lungo la schiena, facendogli rizzare i peli sul collo e sulle braccia.
Luca si avvicinò lentamente alla porta.
 Sentiva il battito del suo cuore nelle orecchie.
"Chi è?" domandò con un sussurro. Nessuno rispose.
Pensando di averlo chiesto troppo piano ripeté la domanda di nuovo, sentendosi doppiamente stupido.
Non rispose nessuno, ed era evidente che non c'era nessuno aldilà della porta.
Scuotendo le testa si riavviò verso la camera, pensando che forse aveva bevuto un po' troppo quella sera, quando iniziò a suonare il campanello di casa.
Sembrava che qualcuno avesse deciso di passare tutta la notte a suonarlo per quanto forte risuonava.
"driin driin driiiin"
Si fosse guardato allo specchio Luca si sarebbe accorto di essere impallidito. Era ovvio che qualche ragazzino si stesse divertendo alle sue spalle... non si sa come era riuscito ad entrare nel palazzo e per qualche strano motvo era salito fino al terzo piano scegliendo proprio il suo appartamento. Questa volta si avventò verso la porta, deciso a farla finita con quella storia.
Un bel gioco dura poco, ed era la notte di natale! 
"Fatela finita!" gridò, mentre apriva la porta, immaginandosi di veder scappare a gambe levate qualche gruppetto di ragazzini forse neanche adolescenti che, per come la vedeva lui, a quell'ora dovevano starsene a letto, in attesa di babbo natale.
Dopo aver spalancato la porta si ritrovò davanti il nulla.
Il pianerottolo era deserto e buio. Buio come la notte più buia. Non riusciva neanche a vedere la porta del suo vicino di casa. 
Deglutì, accorgendosi di avere la gola secca.
Quell'oscurità lo spaventò a tal punto che richiuse in fretta la porta, sprangandola come non aveva mai fatto.
Aveva paura non poteva negarlo e il suo cuore batteva all'impazzata.
E poi la luce andò via.
Mentre un tuono rimbombava nell'aria facendo scuotere le finestre di sala e della sua camera, Luca si ritrovò nell'oscurità.
Il buio era totale, proprio come sul pianerottolo. Sbatté gli occhi, incapace di credere si essersi ritrovato immerso in quel nero indissolubile che non aveva niente di reale.
Un ondata di gelo lo avvolse, le vertigini lo fecero barcollare.
Fece qualche passo incerto nel buio, poi crollò a terra... e l'oscurità ormai era fin dentro la sua testa.
Fuga di gas, dissero poi gli investigatori, fuga di gas collettiva e silenziosa che aveva coinvolto tutto il condominio.
Chi era in casa quella sfortunata sera di Natale, non era riuscito a cavarsela.

mercoledì 18 dicembre 2013

L'Ambasciatore delle Tenebre

Questa volta in questo post, invece di scrivervi un racconto, voglio fare promozione al mio ebook, o meglio alla mia serie di ebook fantasy: L'AMBASCIATORE DELLE TENEBRE.
Siamo sotto natale, siamo tutti più buoni (io no... ve lo dico sinceramente) quindi se volete farmi un regalo andate sulle varie piattaforme che vendono ebook on line (Amazon, MediaWorld, Ibs.it, Ultimabooks etc) e scaricatevi almeno un paio di episodi.
Dico un paio perché altrimenti difficilmente potete calarvi bene nella storia...
Il primo è gratuito tra l'altro... e gli altri costano quanto un caffè!
Ok, direte voi... che razza di ebook è questo Ambasciatore delle Tenebre che ci vuoi propinare peggio di un venditore di pentole porta a porta?
Ok, vi faccio da Cicerone, e vi porterò nel magico mondo di Doam, dove la magia vive ancora, ma la vita è dura quando quella che conosciamo qui sulla Terra...

Immaginatevi un ragazzo, o meglio un giovane adulto, schivo, tranquillo, che lavora come garzone in una bettola della periferia di Tilkadym, la capitale dell'omonimo Regno.
Una guerra sta per iniziare e Den Efferid, il nostro protagonista, viene reclutato per parteciparvi.
A Tilkadym è così, raggiunta una certa età, si viene arruolati, che tu lo voglia o meno.
Il bello è che nel Regno Tilkadym tutti sono contenti di partecipare alle guerre, tutti sono euforici quando c'è da iniziare una nuova battaglia.
Narra la storia che sia sempre stato così, e grazie a questo furore primordiale, il Regno di Tilkadym, decennio dopo decennio è diventata una superpotenza, un piccolo impero con un esercito inarrestabile.
Den ha differenza della totalità dei suoi coetanei ha un fifa blu e farebbe di tutto pur di non finire in mezzo alla battaglia con una spada in mano...
Già si immagina fatto a pezzi.
Lui la guerra la odia, la detesta, non la concepisce, ma costretto dai "reclutatori" viene portato alla caserma.
L'anticamera dell'inferno.
E a questo punto qualcosa succede e il destino che Den considera infame, diviene un inquietante sequela di shock, un vortice di avvenimenti che lo porterà a diventare l'unico che potrà salvare il Regno, il popolo di Tilkadym, e la ragazza che ama.
Di più non vi posso svelare, naturalmente.
Se vi piace il fantasy, o se conoscete qualcuno che apprezza questo genere e da fiducia agli scrittori emergenti... beh, cosa aspettate... questi sotto sono i link dei primi 3 episodi!



L'AMBASCIATORE DELLE TENEBRE - EP. 1

L'AMBASCIATORE DELLE TENEBRE - EP. 2 

L'AMBASCIATORE DELLE TENEBRE - EP. 3

venerdì 6 dicembre 2013

L'ombra nell'abside

Durante l'estate di qualche anno fa, visitai una chiesetta sperduta in un piccolo paese della campagna toscana.
Sembrava abbandonata, ma quando vi entrai rimasi colpito dai suoi bellissimi affreschi.
Poi nel buio dell'abside abbandonato all'oblio, una rondine svolazzò sfiorandomi i capelli ed un formicolio mi scivolò lungo la schiena...


Nella calda, afosa, estate di sei anni fa, ero in giro per la toscana come giornalista free lance, per un servizio che mi aveva proposto una rivista di cultura e viaggi.
L’idea, neanche poi tanto innovativa, era quella di fare una sorta di viaggio tra alcuni dei più famosi paesi abbandonati dell’Appennino toscano.
Con la mia povera Kia affrontavo salite infinite per raggiungere posti sperduti e dimenticati dall’umanità alle prese con la vita moderna e frenetica.
Un pomeriggio di agosto, con mia grande sorpresa, raggiunsi un piccolissimo borgo tardo medievale  che non era neanche indicato nelle cartine geografiche più datate che avevo portato con me.
Lasciai la macchina al limitare del paese e mi avventurai tra le strade silenziose e dissestate.
Il borgo era ovviamente deserto, e a dirla tutta neanche troppo interessante, nel suo comune stato di abbandono che avevo già visto e fotografato dozzine di volte in quell’estate.
Tuttavia, poco prima di girare i tacchi e tornarmene in macchina, qualcosa attirò la mia attenzione.
Alla fine di un vicolo accidentato e semisommerso da massi e travi di legno, notai affacciarsi su una piccola piazzetta ottagonale, una chiesetta dalla tipica struttura paleocristiana, che aveva l’aria di essere stata ristrutturata poco prima che il paese venisse definitivamente abbandonato.
Con un certo, rinnovato interesse, mi ci diressi prontamente.
Quando la ebbi di fronte, rimasi stupefatto dalla bellezza di quel piccolo capolavoro architettonico.
Non potei fare a meno di pensare come fosse possibile che una tale opera potesse essere lasciata alla distruzione meticolosa del tempo.
Entrai, ed ebbi un'altra sorpresa, ma di tutt’altro genere.
La chiesa era illuminata debolmente da un ordinata file di candelabri a sei braccia infissi ad una serie di colonne di marmo grezzo che raggiungevano l’altare.
Dopo un attimo di meraviglia pensai che, evidentemente, a causa della sua straordinaria bellezza, la chiesa doveva essere ancora frequentata dal parroco di qualche paese limitrofo.
Mi incamminai verso l’altare, scivolando sul pavimento di granito tirato a lucido, sul quale le luci tremolanti delle candele si riflettevano con straordinaria vivacità.
Le pareti erano adornate da strani quadri, dove erano rappresentate figure sacre a me ignote.
Una particolare mi incuriosì, perché raffigurava una folla di persone, vestite di stracci, poco più che mendicanti, che avevano lo sguardo rivolto verso il cielo.
Ma non erano in attesa di qualcosa di positivo, di una beata luce angelica che sovente si vede nei classici dipinti cattolici, ma piuttosto da un blasfemo nembo denso e scuro, che vorticava sulle loro testa e dal quale partivano lampi e folgori che si tramutavano in demoni alati, cornuti e con tutti gli altri dogmi tipici degli abitatori degli inferi.
Questa strana rappresentazione, che mi appariva capovolta rispetto ai normali canoni cristiani, mi incuriosì talmente tanto che scattai diverse dozzine di foto.
D’un tratto però un rumore proveniente da dietro l’altare mi fece trasalire.
Avevo sentito come un rumore di passi svelti, seguiti da un fruscio, e qualcosa di simile ad un mormorio.
Mi diressi in quella direzione e vidi una luce fioca che spariva lungo una scala ripida che portava al sottosuolo.
Vidi di sfuggita la figura di un abate incappucciato che teneva alta una lanterna ad olio sopra la testa.
Chiesi ad alta voce se ci fosse qualcuno, ma non ebbi risposta, così decisi di seguire la fioca luce della lanterna che si era inabissata.
Le scale erano ripide, rese scivolose dall’umidità, le pareti trasudavano acqua.
Seguii la luce che mi precedeva di qualche metro, ma non riuscivo mai a vedere chi fosse colui che si inoltrava in quei cunicoli.
Ricordo che gli gridai di aspettare, e allungai il passo ma ogni volta che voltava un angolo di quello che aveva tutto l’aspetto di un labirinto, il misterioso abate mi sfuggiva sempre.
Alla fine, improvvisamente me lo ritrovai davanti.
Era chinato di fronte ad un piccolo altare scolpito nella roccia, dove vi era raffigurata la madonna nell’atto di schiacciare una serpe.
L’immagine era vivida, perfetta, sembrava quasi una foto per quanto la scultura aveva rappresentato la scena, come pietrificandola in quell’istante preciso.
L’abate era chinato, intento in una preghiera che mi pareva in latino e io decisi che era l’occasione giusta per fare un'altra bella serie di foto.
Ma non appena feci scattare il primo flash, l’abate si animò improvvisamente, e voltandosi iniziò a gridare.